Eh no, no. Mi rifiuto di scegliere per l'uno o l'altro. E' come dire: che tipo di oro preferisci? Due geniacci.
Kant è un pò lo spazzino della filosofia che lo ha preceduto, come avesse detto "non si capisce più una mazza, mettiamoci d'accordo. Cosa è alla mia portata conoscere? Chi conosce?E ciò che è conosciuto,
come lo si conosce e fino a che punto?". Un eccelso spazzino. Ma non solo. La sua mossa chiave sta nello spostare la prospettiva in maniera certo fino a lui inaspettata: e via la rivoluzione copernicana, e con essa il punto di vista trascendentale, che sorpassa la dicotomia filosofia analitica-filosofia empirista in una direzione alternativa , più comprensiva della realtà. Al di là di come la si pensi, Kant rappresenta uno snodo essenziale, ha messo ordine, dopo di lui nulla poteva essere come prima. Francamente non sto abbastanza addentro alla materia per potere smascherare un Kant sotto le fattezze hegeliane. Certo che se buona parte dei suoi assunti partono da una critica a Kant (forse che l'eticità non deriva, tra l'altro, da un'avversione netta dell'"atomismo" , dell'eccessivo formalismo kantiani?) a lui sarà pur debitore.
D'altro canto penso che Hegel abbia avuto un bel colpo di genio nel pensare la realtà in base ad uno schema triadico riscontrabile anche nei processi vitali dei molluschi o nell'iter di formazione del pelo e così via. Nessuno meglio di lui parla di triadi e di interi come di verità conciliabilissime. Ecco, la sua prospettiva sempre volta all'intero credo sia la sua cifra essenziale. In un certo senso, di fronte a due che dicono "é vero A", "no! è vero B", lui, raffinatamente, risolve il problema dicendo : "sono veri tutti e due".
Prendetelo come uno brainstorming suscitato dalle parole "Kant, Hegel"